L’oratorio di S. Anna
L’oratorio di S. Anna sorge al bivio tra Via S. Carlo e Via Cavour in posizione tale da attrarre l’attenzione di chiunque arriva da Viale Diaz per salire in paese.
Le origini di questo piccolo oratorio sono antiche. Infatti, da quanto restituisce don Giuseppe Arista, esso risale alla fine del Quattrocento: Oratorio fabricato, et dotato da Giacomo Imel, che fù Curato di Castelletto, intorno all’anno 1470. Secondo la tradizione la chiesetta sarebbe stata eretta al bivio della due strade che conducono in paese sul luogo dove si sarebbe arrestata l’epidemia di peste che dilagava in quel periodo. Attualmente l’edificio è di proprietà privata.
La facciata a capanna è arricchita da un rosone centrale in cotto posto sopra la porta d’ingresso e da una inconsueta decorazione in finto cotto, ormai logorata dal tempo. Originariamente questa cappella doveva essere aperta mediante un grande arco a tutto sesto – che oggi è chiaramente distinguibile in seguito al distacco dell’intonaco – e che successivamente venne chiuso e dotato di una porta. Il fianco lungo la Via S. Carlo presenta una finestra trilobata incorniciata da fasce in cotto e ciò che rimane di una serie di archetti pensili anch’essi in terracotta.
Le pareti interne del piccolo oratorio si presentano oggi alterate a causa del tempo e dell’umidità che hanno compromesso gli affreschi di cui sono ricoperte. I dipinti, probabilmente coevi alla sua edificazione, sono divisi tra loro da cornici dove il rosso predomina sulle altre tonalità.
Al centro, sopra l’altare, è raffigurata la Natività: a sinistra è rappresentato S. Giuseppe a destra Maria in atto di adorazione verso il Bambino che risulta ormai privo di tinte. Sul lato destro dello sfondo è ben intuibile la capanna del presepe. Al di sopra di questo espressivo affresco è posta una nicchia nella quale è presente la statua del Bambino, chiusa da una cornice in legno policromo e contornata da decori e putti dipinti.
Lateralmente all’affresco centrale sono raffigurati diversi santi, in parte ormai degradati, tra i quali S. Sebastiano, S. Rocco e S. Mamete. É visibile l’impiego di pochissime tinte che si riducono a rossi/bruni per le vesti e le cornici e toni ocra per le parti architettoniche, i fondi e i drappi.
L’oratorio ha subito nel corso dei secoli delle modifiche. Queste venivano spesso richieste dai vescovi, che giungevano a Castelletto per compiervi le visite pastorali, per rendere i luoghi di culto conformi alle norme ecclesiastiche. Nell’agosto del 1590 mons. Speciano ordina che l’altare s’ingrandisca, et si acconci alla misura, et si tenga fornito con dei luoghi con decenti pallio, croce, et candeglieri essenziali […] et fornendogli di tutte le altre cose necessarie per dir Messa, et tutto nel termine d’un anno […] la chiesa si tenga chiusa et serrata specialmente di notte.
Grazie ad un atto notarile, stilato nel Seicento, siamo a conoscenza dei diversi beni che l’oratorio possedeva sia all’interno del territorio comunale, sia a Borgo Ticino che a Varallo Pombia. Essi comprendevano una casa in Vico di tre locali con un poco di corte avanti e diversi appezzamenti di terra di varie dimensioni. Sempre in un atto notarile, rogato il 10 ottobre 1766, è descritta in modo minuzioso la cerimonia con cui il Rev.do Sig. Carlo Albera prende realmente corporale ed effettivo possesso della predetta Cappellania di S. Anna e di tutti i suoi beni. La cerimonia avviene in due tempi e in due luoghi. Dapprima presso l’altare di S. Sebastiano presente nell’antica chiesa di S. Antonio dove don Albera si genuflette per un breve momento di preghiera; in seguito sale all’altare, lo bacia, e spostandosi da un lato all’altro dello stesso, prende i candelieri e li rimette al loro posto. In un secondo momento si reca presso l’oratorio di S. Anna dove compie i medesimi gesti effettuati poco prima presso l’altare di S. Sebastiano e da ultimo apre e chiude la porta dell’edificio.
Per approfondimenti:
S. Della Sala, Mille anni di storia e fede a Castelletto Sopra Ticino. Le chiese e le tradizioni, Novara 2006.
M. Rancan, Piccoli tesori. Testimonianze di arte e di fede a Castelletto Sopra Ticino, Comignago 2003.
Le origini di questo piccolo oratorio sono antiche. Infatti, da quanto restituisce don Giuseppe Arista, esso risale alla fine del Quattrocento: Oratorio fabricato, et dotato da Giacomo Imel, che fù Curato di Castelletto, intorno all’anno 1470. Secondo la tradizione la chiesetta sarebbe stata eretta al bivio della due strade che conducono in paese sul luogo dove si sarebbe arrestata l’epidemia di peste che dilagava in quel periodo. Attualmente l’edificio è di proprietà privata.
La facciata a capanna è arricchita da un rosone centrale in cotto posto sopra la porta d’ingresso e da una inconsueta decorazione in finto cotto, ormai logorata dal tempo. Originariamente questa cappella doveva essere aperta mediante un grande arco a tutto sesto – che oggi è chiaramente distinguibile in seguito al distacco dell’intonaco – e che successivamente venne chiuso e dotato di una porta. Il fianco lungo la Via S. Carlo presenta una finestra trilobata incorniciata da fasce in cotto e ciò che rimane di una serie di archetti pensili anch’essi in terracotta.
Le pareti interne del piccolo oratorio si presentano oggi alterate a causa del tempo e dell’umidità che hanno compromesso gli affreschi di cui sono ricoperte. I dipinti, probabilmente coevi alla sua edificazione, sono divisi tra loro da cornici dove il rosso predomina sulle altre tonalità.
Al centro, sopra l’altare, è raffigurata la Natività: a sinistra è rappresentato S. Giuseppe a destra Maria in atto di adorazione verso il Bambino che risulta ormai privo di tinte. Sul lato destro dello sfondo è ben intuibile la capanna del presepe. Al di sopra di questo espressivo affresco è posta una nicchia nella quale è presente la statua del Bambino, chiusa da una cornice in legno policromo e contornata da decori e putti dipinti.
Lateralmente all’affresco centrale sono raffigurati diversi santi, in parte ormai degradati, tra i quali S. Sebastiano, S. Rocco e S. Mamete. É visibile l’impiego di pochissime tinte che si riducono a rossi/bruni per le vesti e le cornici e toni ocra per le parti architettoniche, i fondi e i drappi.
L’oratorio ha subito nel corso dei secoli delle modifiche. Queste venivano spesso richieste dai vescovi, che giungevano a Castelletto per compiervi le visite pastorali, per rendere i luoghi di culto conformi alle norme ecclesiastiche. Nell’agosto del 1590 mons. Speciano ordina che l’altare s’ingrandisca, et si acconci alla misura, et si tenga fornito con dei luoghi con decenti pallio, croce, et candeglieri essenziali […] et fornendogli di tutte le altre cose necessarie per dir Messa, et tutto nel termine d’un anno […] la chiesa si tenga chiusa et serrata specialmente di notte.
Grazie ad un atto notarile, stilato nel Seicento, siamo a conoscenza dei diversi beni che l’oratorio possedeva sia all’interno del territorio comunale, sia a Borgo Ticino che a Varallo Pombia. Essi comprendevano una casa in Vico di tre locali con un poco di corte avanti e diversi appezzamenti di terra di varie dimensioni. Sempre in un atto notarile, rogato il 10 ottobre 1766, è descritta in modo minuzioso la cerimonia con cui il Rev.do Sig. Carlo Albera prende realmente corporale ed effettivo possesso della predetta Cappellania di S. Anna e di tutti i suoi beni. La cerimonia avviene in due tempi e in due luoghi. Dapprima presso l’altare di S. Sebastiano presente nell’antica chiesa di S. Antonio dove don Albera si genuflette per un breve momento di preghiera; in seguito sale all’altare, lo bacia, e spostandosi da un lato all’altro dello stesso, prende i candelieri e li rimette al loro posto. In un secondo momento si reca presso l’oratorio di S. Anna dove compie i medesimi gesti effettuati poco prima presso l’altare di S. Sebastiano e da ultimo apre e chiude la porta dell’edificio.
Per approfondimenti:
S. Della Sala, Mille anni di storia e fede a Castelletto Sopra Ticino. Le chiese e le tradizioni, Novara 2006.
M. Rancan, Piccoli tesori. Testimonianze di arte e di fede a Castelletto Sopra Ticino, Comignago 2003.