La prepositurale di S. Antonio abate.
L’attuale chiesa dedicata a S. Antonio abate sorge su un precedente luogo di culto dedicato allo stesso santo che, nel corso dei secoli, era diventato insufficiente a contenere tutta la popolazione. Dopo molti contrattempi, si giunse alla progettazione e alla realizzazione della nuova chiesa che venne eretta sul medesimo sito della precedente, come cita un documento del 1778: Tempio Comparrocchiale dedicato a S.o Anto[ni]o Abbate sito […] in capo alla piazza del Borgo egli è fabbricato nuovo incominciato nell’anno 1765 posta solennemente la prima pietra nel giorno 18 d’Agosto […] e terminato nel Dicembre dell’anno 1775 nel sito stesso del Tempio vecchio già dedicato al mede[si]mo Santo, il quale s’andava distruggendo di mano in mano, che si fabbricava il nuovo.
La nostra parrocchiale è chiesa prepositurale. Questo termine deriva dal fatto che, il 21 maggio 1713, il parroco di Castelletto diventò prevosto. Un titolo che un tempo veniva concesso a certe chiese particolarmente insigni che potevano estendere la loro giurisdizione territoriale anche su altri edifici di culto. Il prevosto, come segno della sua dignità, utilizza la ferula durante le celebrazioni liturgiche, ossia un’asta di metallo incisa sulla cui sommità è presente un pomo di metallo lavorato.
La consacrazione dell’edifico avvenne il 5 gennaio del 1800, per opera dell’arcivescovo d’Acqui, Giacinto della Torre, come riporta la lapide marmorea ubicata sulla parete sinistra del presbiterio.
L’interno barocco della chiesa è a tre navate e si presenta maestoso nel suo insieme. Una studiata disposizione delle colonne, più avvicinate alle estremità e più allontanate nel mezzo, dà origine a dei padiglioni, che sono sormontati da una cupola centrale.
Gli altari sono sette. Quello maggiore è dedicato a S. Antonio abate ed è in marmo arabescato, di notevoli dimensioni, che sostiene un ciborio sempre in marmo con statuette d’angeli.
Dietro l’altare domina l’ancona che raffigura il Transito di S. Antonio abate. Qui, come spesso accade nella sua iconografia, è individuato con i suoi attributi tradizionali: il maiale e il bastone con il campanello. Lo sguardo è rivolto al cielo, dove Cristo con le braccia aperte è in atto di accoglierlo circondato da angeli.
La prima cappella della navata di destra è dedicata all’Ecce Homo, è senza altare e senza alcuna decorazione particolare. È presente in una nicchia la statua del Cristo con la corona di spine in capo e con le mani legate.
La cappella successiva è dedicata a S. Giuseppe e risale al 1927. L’altare è in marmo e, sopra di esso, troneggia una tela, opera del Verzetti di Milano, che raffigura il santo nella sua bottega d’artigiano con in braccio il Bambino Gesù.
L’altare successivo è dedicato alla Madonna del Rosario, che è la compatrona della parrocchiale. Questo altare proviene dalla chiesa di S. Maria della Scala di Milano, demolita nel 1776 per la costruzione dell’omonimo teatro. Nella nicchia è posta la statua della Madonna con in braccio il Bambino. Il simulacro è in legno, ed è di pregevole fattura. Sulle pareti sono presenti quindici pitture che rappresentano i misteri del Rosario.
L’ultimo altare della navata destra è dedicato ai Santi Rocco e Sebastiano, anche se comunemente viene detto del Crocifisso. La cappella è stata rinnovata negli anni Venti del Novecento dal prevosto Cattaneo. Lo stile è semplice e ben si armonizza con la grande pala del Verzetti raffigurante il S. Crocifisso di Boca. Ai lati della cappella, due ovali rappresentano i Santi Rocco e Sebastiano.
Il primo altare della navata di sinistra è dedicato al Sacro Cuore di Gesù. L’altare è tutto in legno finemente intagliato; nella nicchia centrale è sistemata la statua del Sacro Cuore di Gesù.
L’altare successivo è dedicato a S. Serafino da Montegranaro, anche se un tempo era erroneamente detto di S. Francesco. In questa cappella, durante gli ultimi restauri, sono riaffiorati degli affreschi che nei precedenti interventi di rinnovamento erano stati ricoperti. Al centro troneggia una grande tela raffigurante la Madonna con il Bambino in braccio, insieme a S. Antonio da Padova e S. Serafino.
L’ultimo altare di sinistra è dedicato all’Addolorata. Anche questa cappella, come quella del Crocefisso, è stata perfezionata negli anni Venti del Novecento dal prevosto Cattaneo. Nella cappella sono conservate le statue dell’Addolorata e del Cristo morto, che il popolo castellettese venera in modo speciale e particolarmente alla processione del Venerdì Santo.
Il fonte battesimale è posto nella prima cappella di sinistra. La base è in sasso, la parte superiore è in legno di noce intagliato; sulla parete posta dietro al fonte è dipinta l’immagine del battesimo di Gesù con il Battista.
Nel presbiterio, sulle pareti laterali, sono presenti due grandi affreschi, contornati da una cornice in stucco; quello di sinistra rappresenta S. Antonio abate e la morte dell’eremita Paolo nel deserto; in quello di destra, sono rappresentati i medesimi santi mentre un corvo porta loro del pane.
Nel 1875 l’architetto galliatese don Ercole Marietti, ricevette l’incarico di rinnovare sia la facciata che l’interno della chiesa dall’allora parroco mons. Achille Ruffoni. Gli stucchi lucidi presenti in chiesa sono opera di Giovanni Gianoli di Campertogno e ricoprono il serizzo originale delle colonne. Le pitture interne, eseguite nel 1878 dai pittori Paolo Maggi e Mosè Turri, rappresentano, oltre la Gloria di S. Antonio abate nella cupola centrale, molti altri soggetti anche se quelli più ricorrenti riguardano angeli e arcangeli.
Al termine delle navate laterali, due porte conducono rispettivamente alla sacrestia, quella di sinistra, e all’oratorio della Confraternita del SS. Sacramento e Rosario, in quella di destra. Quest’ultimo ha subito importanti lavori di restauro sia degli affreschi che delle parti lignee, oltre alla realizzazione del nuovo impianto di illuminazione, che l’hanno restituito alla comunità.
La facciata è opera dell’architetto don Ercole Marietti, e venne realizzata nel 1875. Essa vede la presenza di statue di angeli, santi, elementi decorativi nonché di una balaustra. Tutte queste componenti sono in terracotta. Molti dei santi, riprodotti nelle statue, hanno un forte legame con la storia religiosa castellettese. Oltre al patrono di Castelletto, S. Antonio abate, vi è S. Gaudenzio, patrono della diocesi di Novara. Ai Santi Rocco e Sebastiano è dedicato un altare chiesa di S. Antonio, così pure a S. Giuseppe; a S. Carlo invece l’omonima chiesa. A S. Luigi Gonzaga era invece intitolato il primo Oratorio maschile. La confraternita del SS. Sacramento e Rosario aveva come patrono S. Domenico il quale compare anche in una tela ed in un affresco all’interno della chiesa parrocchiale.
Per approfondimenti:
S. Della Sala, Mille anni di storia e fede a Castelletto Sopra Ticino. Le chiese e le tradizioni, Novara 2006.
M. Rancan, Piccoli tesori. Testimonianze di arte e di fede a Castelletto Sopra Ticino, Comignago 2003.
La nostra parrocchiale è chiesa prepositurale. Questo termine deriva dal fatto che, il 21 maggio 1713, il parroco di Castelletto diventò prevosto. Un titolo che un tempo veniva concesso a certe chiese particolarmente insigni che potevano estendere la loro giurisdizione territoriale anche su altri edifici di culto. Il prevosto, come segno della sua dignità, utilizza la ferula durante le celebrazioni liturgiche, ossia un’asta di metallo incisa sulla cui sommità è presente un pomo di metallo lavorato.
La consacrazione dell’edifico avvenne il 5 gennaio del 1800, per opera dell’arcivescovo d’Acqui, Giacinto della Torre, come riporta la lapide marmorea ubicata sulla parete sinistra del presbiterio.
L’interno barocco della chiesa è a tre navate e si presenta maestoso nel suo insieme. Una studiata disposizione delle colonne, più avvicinate alle estremità e più allontanate nel mezzo, dà origine a dei padiglioni, che sono sormontati da una cupola centrale.
Gli altari sono sette. Quello maggiore è dedicato a S. Antonio abate ed è in marmo arabescato, di notevoli dimensioni, che sostiene un ciborio sempre in marmo con statuette d’angeli.
Dietro l’altare domina l’ancona che raffigura il Transito di S. Antonio abate. Qui, come spesso accade nella sua iconografia, è individuato con i suoi attributi tradizionali: il maiale e il bastone con il campanello. Lo sguardo è rivolto al cielo, dove Cristo con le braccia aperte è in atto di accoglierlo circondato da angeli.
La prima cappella della navata di destra è dedicata all’Ecce Homo, è senza altare e senza alcuna decorazione particolare. È presente in una nicchia la statua del Cristo con la corona di spine in capo e con le mani legate.
La cappella successiva è dedicata a S. Giuseppe e risale al 1927. L’altare è in marmo e, sopra di esso, troneggia una tela, opera del Verzetti di Milano, che raffigura il santo nella sua bottega d’artigiano con in braccio il Bambino Gesù.
L’altare successivo è dedicato alla Madonna del Rosario, che è la compatrona della parrocchiale. Questo altare proviene dalla chiesa di S. Maria della Scala di Milano, demolita nel 1776 per la costruzione dell’omonimo teatro. Nella nicchia è posta la statua della Madonna con in braccio il Bambino. Il simulacro è in legno, ed è di pregevole fattura. Sulle pareti sono presenti quindici pitture che rappresentano i misteri del Rosario.
L’ultimo altare della navata destra è dedicato ai Santi Rocco e Sebastiano, anche se comunemente viene detto del Crocifisso. La cappella è stata rinnovata negli anni Venti del Novecento dal prevosto Cattaneo. Lo stile è semplice e ben si armonizza con la grande pala del Verzetti raffigurante il S. Crocifisso di Boca. Ai lati della cappella, due ovali rappresentano i Santi Rocco e Sebastiano.
Il primo altare della navata di sinistra è dedicato al Sacro Cuore di Gesù. L’altare è tutto in legno finemente intagliato; nella nicchia centrale è sistemata la statua del Sacro Cuore di Gesù.
L’altare successivo è dedicato a S. Serafino da Montegranaro, anche se un tempo era erroneamente detto di S. Francesco. In questa cappella, durante gli ultimi restauri, sono riaffiorati degli affreschi che nei precedenti interventi di rinnovamento erano stati ricoperti. Al centro troneggia una grande tela raffigurante la Madonna con il Bambino in braccio, insieme a S. Antonio da Padova e S. Serafino.
L’ultimo altare di sinistra è dedicato all’Addolorata. Anche questa cappella, come quella del Crocefisso, è stata perfezionata negli anni Venti del Novecento dal prevosto Cattaneo. Nella cappella sono conservate le statue dell’Addolorata e del Cristo morto, che il popolo castellettese venera in modo speciale e particolarmente alla processione del Venerdì Santo.
Il fonte battesimale è posto nella prima cappella di sinistra. La base è in sasso, la parte superiore è in legno di noce intagliato; sulla parete posta dietro al fonte è dipinta l’immagine del battesimo di Gesù con il Battista.
Nel presbiterio, sulle pareti laterali, sono presenti due grandi affreschi, contornati da una cornice in stucco; quello di sinistra rappresenta S. Antonio abate e la morte dell’eremita Paolo nel deserto; in quello di destra, sono rappresentati i medesimi santi mentre un corvo porta loro del pane.
Nel 1875 l’architetto galliatese don Ercole Marietti, ricevette l’incarico di rinnovare sia la facciata che l’interno della chiesa dall’allora parroco mons. Achille Ruffoni. Gli stucchi lucidi presenti in chiesa sono opera di Giovanni Gianoli di Campertogno e ricoprono il serizzo originale delle colonne. Le pitture interne, eseguite nel 1878 dai pittori Paolo Maggi e Mosè Turri, rappresentano, oltre la Gloria di S. Antonio abate nella cupola centrale, molti altri soggetti anche se quelli più ricorrenti riguardano angeli e arcangeli.
Al termine delle navate laterali, due porte conducono rispettivamente alla sacrestia, quella di sinistra, e all’oratorio della Confraternita del SS. Sacramento e Rosario, in quella di destra. Quest’ultimo ha subito importanti lavori di restauro sia degli affreschi che delle parti lignee, oltre alla realizzazione del nuovo impianto di illuminazione, che l’hanno restituito alla comunità.
La facciata è opera dell’architetto don Ercole Marietti, e venne realizzata nel 1875. Essa vede la presenza di statue di angeli, santi, elementi decorativi nonché di una balaustra. Tutte queste componenti sono in terracotta. Molti dei santi, riprodotti nelle statue, hanno un forte legame con la storia religiosa castellettese. Oltre al patrono di Castelletto, S. Antonio abate, vi è S. Gaudenzio, patrono della diocesi di Novara. Ai Santi Rocco e Sebastiano è dedicato un altare chiesa di S. Antonio, così pure a S. Giuseppe; a S. Carlo invece l’omonima chiesa. A S. Luigi Gonzaga era invece intitolato il primo Oratorio maschile. La confraternita del SS. Sacramento e Rosario aveva come patrono S. Domenico il quale compare anche in una tela ed in un affresco all’interno della chiesa parrocchiale.
Per approfondimenti:
S. Della Sala, Mille anni di storia e fede a Castelletto Sopra Ticino. Le chiese e le tradizioni, Novara 2006.
M. Rancan, Piccoli tesori. Testimonianze di arte e di fede a Castelletto Sopra Ticino, Comignago 2003.